a cura di Carla Massidda.
Da sempre l’uomo ha cercato il rimedio alla propria salute, attraverso quello che offriva la natura: erbe, arbusti, terra, acqua, minerali etc, costituendo quelli a noi noti come i “rimedi della
nonna”. La ricerca scientifica ha confermato la fondatezza dell’effetto terapeutico delle piante, al punto tale che molti farmaci contengono o ricreano con un processo di sintesi, i principi attivi
delle erbe medicinali. Non a caso i più letali veleni, si trovano proprio in natura (piante medicinali, funghi etc)
Ogni azione che si intende svolgere con la somministrazione di fitoterapici, va identificata in base un insieme di elementi che compongono un quadro generale della persona, in quanto ognuno di
noi è diverso da un altro. Nell’analisi del soggetto, concorrono molti aspetti che interagiscono tra loro e determinano lo stato di salute generale, tra cui una valutazione a livello
strutturale, emotivo, energetico, ambientale, stile di vita, familiarità etc. al fine di individuare e poi agire sulla causa e non sul sintomo.
Il termine “fitoterapia” deriva dal greco “phytòn”, che significa “pianta” e “creatura”. È una disciplina che studia il corretto utilizzo delle piante medicinali e dei loro derivati, allo scopo
di trattare le distonie o le malattie. Prende origini dalla medicina popolare, si differenzia dalle pratiche tipiche della medicina convenzionale solo per l'origine naturale delle sostanze
utilizzate, anziché di sintesi. È stata annoverata tra le discipline non convenzionali, ma segue gli stessi criteri scientifici della medicina ufficiale
Si consideri che le piante sono fra le principali fornitrici di sostanze medicamentose. Sono dei veri e propri produttori e contenitori dinamici di sostanze chimiche. I metaboliti prodotti, oltre che
per il sostentamento della pianta stessa, svolgono varie funzioni ecologiche (repellenza, difesa dagli erbivori e dai parassiti, lotta contro altre specie vegetali per il controllo delle risorse,
attrazione degli impollinatori, ecc.). Questi stessi metaboliti definiti “secondari” hanno mostrato importanti attività farmacologiche nell'uomo. Altresì il concetto che siano “naturali” non
significa “benefico”, alcuni sono velenosi, altri interferiscono con determinati farmaci o aggravano patologie in atto. I principi attivi, necessari per l’uomo, si possono individuare in fenoli
semplici, polifenoli, tannini e flavonoidi, glicosidi, saponine, carboidrati, oli essenziali, alcaloidi, vitamine, sali minerali, lipidi.
Data la molteplice attività che i metaboliti possono esercitare sulla fisiologia umana, si individuano sostanze con attività ormonoregolatrici, sostanze ad attività antimicrobica (battericidi,
funghicidi, virostatici), sostanze lassative o regolatrici dell’apparato escretorio, sostanze antinfiammatorie, sostanze attive sul sistema nervoso centrale e periferico, sostanze antiossidanti,
sostanze ad azione gastroenterologica, non ultime sostanze tossiche. Pertanto l’uso della fitoterapia non dev’essere improprio, ma ben calibrato per l’individuo